Racconteremo un giorno di un tempo sospeso in cui i secondi si contavano da sé e le giornate si susseguivano senza fretta, lente, inerti, indistinte. Il lunedì sarebbe stato come domenica e la prima ora come la sesta , se la voce metallica di un prof non avesse sfogliato pagine di vetro dallo schermo di un pc. Quel tempo è ancora oggi, il suono della campanella possiamo solo immaginarlo, così come il sole sulle gradinate e i sorrisi all’uscita da scuola, ma Pasqua è alle porte e ci ricorda che, anche in questo frangente di sofferenza e di precarietà, più che mai dobbiamo sperare nella rinascita e credere nella vita. Torneremo a sederci tra i banchi e a cantare in cortile, ad organizzare assemblee e collegi docenti.
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